ETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: QUAL È IL RAPPORTO? ETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: QUAL È IL RAPPORTO?

ETICA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE: QUAL È IL RAPPORTO?

Pubblicato il 17 Gennaio 2024
6 minuti di lettura

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta dimostrando di avere il potere di trasformare la nostra vita e il mondo in cui viviamo. Ma come diceva un noto eroe dei fumetti, da grandi poteri derivano grandi responsabilità: soprattutto etiche. Riflettere sul rapporto tra etica e intelligenza artificiale è infatti ormai indispensabile per comprendere al meglio potenzialità, ma anche limiti e rischi dell’uso dell’IA.

Questo articolo esplora tre sfide che sono diventate centrali nel dibattito pubblico e scientifico sull’IA: la privacy, la discriminazione algoritmica e la responsabilità delle macchine intelligenti, inserite nel quadro normativo di riferimento.

Il dilemma della privacy nell’era dell’IA

L’IA solleva questioni fondamentali in termini di privacy, che possono prendere la forma di violazioni sia intenzionali che accidentali. Esaminiamo le due fattispecie per comprendere l’impatto potenziale delle nuove tecnologie sulla riservatezza dei nostri dati personali.

Face Recognition: un’arma a doppio taglio

Il riconoscimento facciale è una tecnologia IA che apre opportunità di violazione premeditata della nostra privacy.

Se da un lato può migliorare la sicurezza delle nostre città, dall’altro pone il rischio della sorveglianza e di un uso improprio dei dati biometrici personali. La sfida è riuscire a equilibrare sicurezza e privacy, senza compromettere l’una o l’altra.

GDPR e pubblicità mirata: una linea molto sottile

In contesti come la pubblicità mirata o l’analisi dei dati dei consumatori, l’IA può facilmente sconfinare in pratiche che violano il GDPR, regolamento generale sulla protezione dei dati.

Principi quali il consenso informato, il diritto all’oblio (cancellazione dei dati personali) e la protezione dei dati “by design” e “by default” diventano cardine nell’impiego delle nuove tecnologie.

Quando l’IA svela i nostri segreti: Reverse Engineering e LLM

L’ingegneria inversa è il processo di analizzare un modello di IA (quali i Large Language Models o LLM) per comprendere come funziona, spesso al fine di scoprire i dati su cui è stato addestrato.

Attraverso prompt specifici, questi modelli possono rivelare informazioni sensibili, se il modello non è stato progettato con adeguate misure di sicurezza (privacy by design). È recente il caso di ChatGPT e Bard, che sono riusciti a estrarre i codici Product Key per Windows 10 e 11 usando lo stratagemma del gioco di ruolo.

Allucinazioni Digitali: anche gli algoritmi sognano (informazioni sensibili)

Le cosiddette “allucinazioni” negli LLM offrono, viceversa, un esempio di violazione della privacy involontaria. Si tratta di situazioni in cui i modelli generano informazioni false o fuorvianti, che possono essere erroneamente percepite come veritiere.

Non è infrequente che, nel generare una biografia su un personaggio pubblico, ChatGPT crei correlazioni e scriva dettagli totalmente inventati o esagerati, magari sulla sua vita privata.

La discriminazione algoritmica: un problema multidimensionale

La discriminazione insita negli algoritmi è una delle sfide più critiche che l’Intelligenza Artificiale deve affrontare. Esaminiamo in dettaglio le sue diverse manifestazioni e le possibili soluzioni.

Gli stereotipi nel dataset: quando l'IA riflette le disuguaglianze sociali

L’IA spesso riproduce e amplifica i pregiudizi della società. Questo è dovuto alla natura dei dati su cui viene addestrata, che riflettono disparità e bias presenti nel mondo reale, incorporando stereotipi nel dataset.

Ad esempio, un sistema di scoring basato su IA potrebbe negare più facilmente un credito a persone appartenenti a minoranze etniche, non a causa di un’analisi oggettiva, ma perché statisticamente questi gruppi sono stati soggetti a più rifiuti di credito.

La lezione di Google Photos sulla pericolosità di dataset incompleti

Un altro esempio di discriminazione si può verificare quando i dataset sono incompleti o non omegenei.

Fa scuola il caso di Google Photos, che nel 2015 etichettò erroneamente foto di persone afroamericane come gorilla, perché non era stato addestrato con un numero sufficiente di esempi. Problemi analoghi potevano verificarsi con europei scambiati per lemuri o bambini per foche. L’incidente sottolinea l’importanza di avere dataset sia rappresentativi che diversificati.

Intelligenza Artificiale e disinformazione: il rischio di riscrivere la storia

Quando le allucinazioni negli LLM si manifestano, l’IA può involontariamente creare e diffondere disinformazione.

Questi errori computazionali possono portare a rappresentazioni errate di eventi storici, influenzando la percezione pubblica e, potenzialmente, la narrazione stessa della storia. La disinformazione digitale può avere ripercussioni molto gravi, alterando la comprensione collettiva di eventi passati e influenzando il dibattito sui fatti attuali.

Costruire un futuro equo: le strategie di contrasto alle discriminazioni dell’IA

Affrontare la discriminazione algoritmica richiede un approccio olistico, che combina tecnologia avanzata e un’attenta considerazione dei fattori umani e sociali.

Ecco un elenco delle strategie applicabili dal punto di vista della Data Science:

  • Generazione di dataset migliori: I dataset devono essere ampi, diversificati ed equilibrati, cioè rappresentativi di tutte le fasce della popolazione.
  • Dataset senza bias: È fondamentale eliminare, per quanto possibile, i bias già alla fonte.
  • Supervisione del risultato: È importante monitorare continuamente i risultati generati dall’IA per identificare e correggere eventuali bias.
  • Reinforcement Learning from Human Feedback (RLFH): Incorporare il feedback umano nell’addestramento dell’IA può aiutare a mitigare i pregiudizi.
  • Direct Preference Optimization (DPO): tecniche avanzate dimostrano che è possibile addestrare l’IA a rispondere correttamente e a “disimparare” i comportamenti sbagliati.

La responsabilità delle macchine intelligenti: un equilibrio necessario

L’avvento delle macchine intelligenti ha sollevato interrogativi cruciali sulla loro autonomia e sulla responsabilità delle decisioni che prendono. Approfondiamo cosa significa cercare un equilibrio tra autonomia tecnologica e supervisione umana.

Al confine tra Uomo e Macchina: l’autonomia dell’IA e il tema della fiducia

Una delle questioni fondamentali è se le macchine debbano essere considerate autonome o meno. La questione tocca il cuore del rapporto tra IA e uomini che la sviluppano o utilizzano.

  • Per i data scientist, la questione della fiducia nelle macchine intelligenti è complessa. Da un lato, essi comprendono la meccanica interna dei modelli IA; dall’altro, l’aumento della complessità dei modelli può rendere difficile prevedere ogni risultato. La fiducia del data scientist dipende quindi dalla trasparenza e dalla comprensione dei modelli che utilizza.
  • Gli utenti finali si trovano di fronte a una sfida simile. Senza una conoscenza tecnica approfondita, si affidano ai risultati forniti dall’IA, presupponendo che siano corretti ed equi. La fiducia dell’utente è quindi legata alla percezione di equità e affidabilità dell’IA.

Un’IA che svela i suoi segreti: la rivoluzione della “spiegabilità”

Un modo per affrontare queste sfide di fiducia è attraverso la cosiddetta spiegabilità. Explainable AI (XAI) è l’approccio che si propone di rendere comprensibili i percorsi decisionali degli algoritmi, fornendo una sorta di “traduzione” di processi complessi in termini accessibili a un utente generalista. Ecco i principi a cui si ispira:

  • Trasparenza: Comprensione del processo decisionale dei modelli.
  • Equità: Decisioni eque per tutti, inclusi gruppi protetti (religione, genere, disabilità, etnia).
  • Fiducia: Valutazione del livello di fiducia degli utenti umani nell’uso del sistema AI.
  • Robustezza: Resilienza ai cambiamenti nei dati di input o nei parametri del modello.
  • Privacy: Protezione delle informazioni sensibili degli utenti.
  • Interpretabilità: Spiegazioni comprensibili delle previsioni e dei risultati.

L’integrazione di un livello di spiegabilità rende i sistemi più affidabili e trasparenti per tutti gli stakeholder: sviluppatori, regolatori e utenti finali. È fondamentale in settori quali la sanità (raccomandazioni diagnostiche e terapeutiche), banca e finanza (decisioni degli algoritmi di trading e valutazione del rischio di credito) e automotive (veicoli a guida autonoma).

Regolamentare l’IA, tra innovazione e diritti fondamentali

Il panorama dell’IA è segnato da complessità e sfide anche sul piano normativo. L’Unione Europea affronta questa realtà con l’AI Act, una legge che mira a regolare l’uso dell’intelligenza artificiale, enfatizzando la protezione dei diritti comunitari fondamentali, la salute e la sicurezza. Integrato in un quadro normativo più ampio che include il GDPR, l’AI Act vuole prevenire la frammentazione e costruire un ambiente di fiducia intorno all’IA.

A livello globale, l’approccio alla regolamentazione dell’IA varia notevolmente: mentre l’UE promuove norme vincolanti, gli Stati Uniti ad esempio si orientano verso impegni volontari. L’etica gioca sempre un ruolo fondamentale come “soft law”, stimolando la responsabilità e la conformità ai valori di dignità umana, privacy e protezione dei dati. In questo contesto, anche le aziende devono sviluppare framework per la gestione del rischio in IA, assicurando che i loro sistemi siano sicuri, etici e rispettino i diritti umani.

Verso un futuro eticamente responsabile insieme ad artea.com

Nel concludere il nostro approfondimento, vogliamo sottolineare l’importanza di una riflessione continua sull’etica dell’intelligenza artificiale. Non si tratta di un esercizio puramente teorico o accademico, ma di una necessità urgente per guidare lo sviluppo di tecnologie che hanno già oggi il potere di trasformare profondamente la nostra società.

In questa riflessione, vogliamo menzionare il contributo di Paolo Benanti, frate francescano, docente di teologia morale, esperto di intelligenza artificiale e influencer. Benanti propone il concetto di “algoretica”, non come una forma di consapevolezza etica della macchina, ma come un insieme di principi che guidano il funzionamento dell’IA: una sorta di guardrail etico capace di mantenere l’IA all’interno di percorsi accettabili.

Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale che la collaborazione sia aperta e continua tra sviluppatori, ricercatori, legislatori, utenti e tutti gli stakeholder interessati. Invitiamo i lettori a esplorare ulteriormente le questioni etiche legate all’IA insieme ad artea.com. Come espresso nel nostro manifesto, il dialogo e la discussione su questi temi sono fondamentali per costruire un mondo tecnologicamente avanzato e al contempo moralmente responsabile.

Partecipare attivamente a questa discussione significa contribuire a definire il tipo di futuro che desideriamo e assicurare che la tecnologia, in particolare l’IA, sia uno strumento che arricchisce la vita umana piuttosto che una forza che la minaccia.

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